Nota: Una versione differente del racconto e' sul libro https://kareh.github.io/ -- Giovanni, aveva da tre mesi compiuto sei anni e giocava nelle strade di Calabella con i suoi compagnetti. Giocavano ad acchiappa-acchiappa, e si rincorrevano divertiti scorazzando qua e la' nel paese. Tornato a casa, da sua madre che preparava la cena, noto' qualcosa di strano. Sua madre era silenziosa, e rispondeva succintamente quando lui le chiedeva qualcosa. Finita la cena, sua madre disse a Giovanni: <> Giovanni: <> Sua madre comincio' a piangere. Non riusciva a parlare. Giovanni non l'aveva mai vista cosi' abbattuta. Ripresasi un attimo, disse: <> Da quel momento, la vita di Giovanni cambio'. Non era piu' il bambino spensierato di una volta, adesso era diventato lui l'uomo di casa. Doveva andare a lavorare nei campi come un uomo grande perche' altrimenti lui, sua madre e suo fratello piu' piccolo non avrebbero avuto di che mangiare. Questo perche' in quel tempo le donne non lavoravano. Veniva pagato due soldi pero', perche' era solo un bambino. Il lunedi' mattina si alzava presto alle 5 per poi andare a piedi in una campagna distante un'ora di cammino. Li' lavorava e badava alle mucche, che erano diventate le sue amiche. Altre volte zappava la terra. Era molto difficile per un bambino stare tutta una giornata da solo, senza compagnia. Dei contadini che lo pagavano aveva paura. Questi contadini erano stati maltrattati da piccoli perche' erano poveri, erano cresciuti ed erano rimasti poveri, quindi credevano che per questo la gente del paese li considerasse poco e che i loro padroni avessero il diritto di fargli fare lavori pesanti. Insomma, non erano per niente felici e adesso che c'era un bambino ai loro comandi, cercavano di rimediare alla loro infelicita' facendo i padroni bastardi del bambino: appena sbagliava in qualche cosa, anche stupida, lo picchiavano e lo insultavano. Quindi, Giovanni era contento quando la giornata la passava da solo con le mucche. Alle volte tornava la sera a casa da sua madre, suo immenso conforto e ragione di vita, che piangeva quando sapeva che era stato ferito da quegli uomini che pensando di essere miseri lo diventavano davvero. Sua madre si sentiva anche in colpa di mandare Giovanni a lavorare. Altre volte, il bambino, calato il sole, dormiva in una casetta in campagna. Li' aveva paura dei serpenti e del buio. Allora, lasciava una candela accesa e pregava Dio fino a che non si addormentava. Un giorno un uomo si propose a sua madre e lei, anche solo per smettere di mandare suo figlio a lavorare, quasi accetto'. Giovanni si oppose con tutte le forze. Allora, sua madre, per non dargli un dispiacere lascio' perdere. I mesi passavano e pian piano in Giovanni si fece largo questa convinzione: il mondo e' un posto terribile, ma Dio mi vuole bene. Diventero' ricco e non soffriro' piu' la fame, il freddo e le tirannie. Passarono gli anni e ormai Giovanni si era fatto un bel giovanotto. Aveva 18 anni. Ormai veniva pagato meglio. Era passato alla muratura e tutti lo chiamavano perche' sapevano che era bravo e si fidavano di lui. Un giorno ad una festa del paese si innamoro' di una ragazza. La ragazza era figlia di una famiglia benestante, era molto intelligente e carina. Aveva tante sorelle e alcuni fratelli. A quel tempo, se due ragazzi non si sposavano, non potevano frequentarsi. O meglio, anche se erano fidanzati, potevano vedersi ma solo se in compagnia entrambi dai genitori o di almeno due fratelli di ognuno. Allora, Giovanni e Nicoletta, per vedersi si davano degli appuntamenti segreti. Una volta, passo' da dove erano loro la zia di Nicoletta. Li vide e Nicoletta vide lei. Nicoletta allora ebbe una forte paura. I suoi genitori l'avrebbero rimproverata aspramente e tutto il paese si sarebbe preso gioco di loro. Siccome la zia la voleva bene, tiro' avanti con la sua cascina cantando una canzoncina stupida, facendo la finta scema, come se non avesse visto niente. Passarono dei mesi. Era da un po' che al paese arrivavano dicerie di come si viveva meglio all'estero. Nella capitale dei Galli, le strade erano larghissime, nei bar c'erano sempre uova sode sgusciate e crossaint caldi e burrosi, e nei mercati si trovava ogni bene. Inoltre, i lavoratori venivano pagati molto bene. Questa era l'occasione che Giovanni aspettava. Anche se ormai si era fatto una vita sua in paese, credeva che la vita era troppo misera e che gli uomini non erano destinati a vivere di stenti e di fatiche. Decise di partire con suo fratello piu' piccolo, di 15 anni. Nella terra dei Galli, inizialmente vissero in una bettola e lavoravano sodo. Il clima era molto piu' freddo rispetto al clima di Calabella, pero' i due fratelli non si scoraggiavano. Quando Giovanni ricevette il primo stipendio, ne spedi' meta' a sua madre. Adesso stava guadagnando davvero. Col tempo i capi di lavoro videro che Giovanni diventava sempre piu' bravo e svelto nel lavoro. Giovanni, infatti, cercava sempre di parlare con chi era piu' bravo di lui e lavorando a fianco a loro, imparava tutti i trucchi e le tecniche. Una volta, alcuni colleghi muratori si presero di invidia. Giovanni era un semplice immigrato e in un anno gia' guadagnava piu' di loro. Decisero di fargliela pagare. Giovanni, sereno com'era nel suo lavoro, aveva le orecchie aperte. La mattina, senti' che c'erano dei discorsi strani. Non li capi', pero' poi chiese a un suo amico che volevano dire. Il suo amico, allora gli confido' in segretezza che volevano picchiarlo la sera stessa. Per salvarsi, Giovanni escogito' uno strategemma. Disse al suo capo: stasera finiro' un capolavoro di muratura, vieni a vedermi. Il suo capo rise, ma poi, siccome gli piaceva il ragazzo, decise di andarci. Quella sera c'era freddo, e Giovanni era rimasto nel cantiere. Non aveva smesso di lavorare per un solo istante, tanto che aveva fatto quello che avrebbe fatto in due giorni. A un certo punto' senti' degli insulti, poi delle voci sempre piu' forti. Erano venuti quegli stupidi a volersi riscattare, affossando un uomo piu' bravo di loro. Giovanni, mantenne il sangue freddo e continuo' a lavorare. Proprio in quel momento, venne il capo di Giovanni. Sentendo quelle voci, si mise in una parte riparata del cantiere, ma in modo che potesse vedere quello che stava succedendo. I muratori, si avvicinarono a Giovanni e senza troppi convenevoli cominciarano a picchiarlo. Il capo allora, capita la situazione, ando' da loro e grido': basta, disgraziati. Con me farete i conti domani. Cosi', Giovanni si salvo', e due dei muratori vennero licenziati. Quando Giovanni tornava a Calabella, si incontrava con la sua ragazza. Dopo qualche anno, i due si sposarono. Un anno dopo, Nicoletta era incinta. Innamorata di Giovanni, decise di emigrare con lui e stabilirsi nella terra dei Galli. Nacque Teresa. Una bella bambina dai capelli ricci. Nicoletta dovette superare non poche difficolta'. Infatti, non conosceva la lingua dei Galli e, soprattutto, non conosceva nessuno li'. Non era come nel paese dove c'erano i suoi fratelli e sorelle e gli zii e i nonni che l'aiutavano. Quindi, partorire per lei fu una difficile avventura. A questo punto Giovanni poteva essere felice. Con i risparmi che aveva messo da parte viveva in una bella casa in affitto. Amava sua figlia che era uno splendore, e sua moglie lo seguiva e lo aiutava nelle difficolta' quotidiane e anche negli affari. Si, negli affari, perche' Giovanni con un suo amico aveva comprato un terreno e stava costruendo e vendendo una casa di suo pugno, e stava cosi' guadagnando parecchio. Tuttavia, Giovanni non era felice. Era cresciuto solo fin da bambino, senza nessuno che gli spiegasse come funzionava il mondo e lo seguisse nella sua crescita. E si sentiva ancora solo. Gli amici non erano abbastanza fedeli. Ad esempio, Giovanni voleva costruire una villa in un terreno che considerava favorevole. Il suo socio, inizialmente volle partecipare. E Giovanni inizio' a darsi gran verso per far andare bene il lavoro di questa villa. Poi il suo socio' volle smettere e non investi' piu' nell'affare. Successe una cosa simile con un altro amico. Voleva spostarsi di paese e consiglio' all'amico di venire con lui. Nel nuovo paese avrebbero potuto fare buoni affari, a patto che l'amico seguisse le sue indicazioni su quale casa affittarsi e che accettasse il compenso che Giovanni voleva riservargli. All'inizio l'amico penso' che fosse una buona offerta, ma poi decise di andare altrove. Rimase con questa sensazione fino a quando sua figlia compi' la maggiore eta', ovvero 14 anni dopo. In quell'anno, il suo secondo figlio, Giulio, compi' 13 anni. Esattamente un mese dopo, prese una valigia, scrisse una lettera a Giulio con su scritto "Da ora in avanti sarai solo e Dio ti aiutera' come ha aiutato me, diventerai grande se vivrai come ho vissuto io" e parti' verso paesi remoti. Nessuno ebbe molte notizie di Giovanni. La gente inizialmente penso' che nei paesi remoti era felice perche' c'erano tante persone povere e lui, che era stato povero, si trovava a suo agio. C'erano anche tante belle donne in quei paesi e la gente penso' anche che, convertendosi alla religione locale, si sposo' e si risposo' numerose volte. Nicoletta, rimase sola, ma forte d'animo si diede da fare. Era molto brava a cucinare. Con alimenti semplici e naturali, con una perfezione d'artista, preparava piatti saporiti e abbondanti. Siccome nella terra dei Galli non conoscevano le specialita' di Calabella, apri' una rosticceria. Ebbe molto successo. Tutti nella citta' la chiamavano Signora e rispettavano i suoi modi educati. Nella citta' fece alcune amicizie che rimasero per lungo tempo. Dopo il lavoro, Nicoletta, senza farlo sapere in giro, frequentava un circolo culturale di donne femministe. Si riunivano e raccontavano le proprie storie, le difficolta' che avevano con i mariti e le difficolta' che avevano nell'essere donne nella societa'. Il bello del circolo e' che ogni donna vedeva che non era sola ad avere difficolta'. Poi leggevano libri di scienze e di cultura generale e facevano dei seminari dove ognuna spiegava quello che aveva letto e studiato. Dalla psicologia e dalla filosofia, imparavano che la liberta' non e' tanto non dover cucinare per il marito, piuttosto e' non sentirsi in dovere di farlo. Il lettore scrupoloso chiedera': e se poi il marito e' pignolo e non tollera saltare un pranzo? Beh, allora come trucco si puo' sempre cucinare un pranzetto veloce. Un essere umano e' veramente libero, insegnava un filosofo, se e' capace di distinguere se sta' compiendo una azione per necessita' o per desiderio. Dal circolo le donne uscivano felici, perche' avevano conferma dell'importanza di amare se stesse e uscivano piu' coraggiose, perche' sapevano che la vita nella terra e' difficile e che una donna e' veramente bella se e' in grado di superare le difficolta'. Giovanni nel suo peregrinare scriveva piccole poesie ispirato dalla Natura e ascoltava tante musiche nella radio. Vedeva posti e paesaggi dove la Natura si manifestava in tutto il suo splendore. Mangiava e beveva cibi sempre nuovi e gustosi della miglior qualita'. Ad esempio, quando si trovava in zone di mare, andava a parlare con i pescatori e, dopo aver parlato a lungo, comprava il pesce appena pescato. Ricercava e comprava tesori particolari. Ad esempio, una volta compro' un cavallo bianco puro sangue. Con il cavallo ando' sulle montagne dell'Anatolia e compro' da un vecchio eremita un piatto sacro d'oro decorato. Dopo 10 anni, Giovanni continuava a sentirsi solo. Le persone attorno a lui erano povere, e lui che adesso era ricco non poteva conoscerle a fondo. Loro erano interessate alla sua ricchezza, invece lui a essere apprezzato per la sua passata vita difficile e a trascorrere una vita ricca adesso. Cosi', ritorno' in Europa. Quando si presento' alla porta di Nicoletta, le disse: <>. Nicoletta le disse: <> <> Giovanni si rabbuio'. Prese il suo cavallo e ando' via. Passarono altri 5 anni e le cose procedettero come prima. Ora era ottobre e in citta' c'era una grande fiera, in vista dei festeggiamenti autunnali. Nicoletta era andata a comprare dello zenzero per i suoi arancini. Passeggiando tra le bancarelle del mercato era tranquilla e stimolata dalle voci delle persone, da tutti gli oggetti in vendita, da quello che pensava le serviva comprare e da cosa avrebbe potuto cucinare la sera. Poi, arrivata a una bancarella si fermo'. Li' c'era Giovanni che stava comprando dei melograni. Giovanni la vide ma non disse niente. Prese due chili di melograni e se ne ando'. Nicoletta lo raggiunse e camminando con lui gli di disse: <> Giovanni, quella sera, busso' alla porta di Nicoletta. Aveva portato con se 10 Kg di frutta, verdura, pesce e carne. Nicoletta lo accolse e lo ringrazio'. Era il modo di Giovanni di dimostrare il suo affetto, anche se sarebbe stata Nicoletta a dover preparare e cucinare quel cibo. Nicoletta adesso era pero' una affermata femminista e quindi sapeva accettare le difficolta' della vita. 2 Kg di cibo lo diede ad associazioni per poveri per allegerirsi un po', il resto lo surgelo' e lo cucino' quando opportuno. Solo alcuni giorni, lavoro' di piu' in cucina per preparare dei piatti piu' sofisticati. Giovanni adesso era anziano, anche se non sembrava, e passava il tempo applicando la sua dote di artigiano della muratura nel creare sculture in gesso di sua madre, che era morta molto tempo addietro, e di animali. I figli suoi e di Nicoletta venivano a trovarlo due volte l'anno con i nipoti. Un giorno visito' una galleria d'arte e rimase colpito dal dipinto che un pittore fece di sua madre. Penso' allora che come lui c'erano altri artisti che o con la scultura o con la pittura o con la poesia, rappresentavano le emozioni. Cerco' nella sua citta' e nei paesi vicini altri artisti. In un piccolo paese medievale trovo' una scuola d'arte. Li' la sera si riunivano alcuni artisti per passare del tempo assieme. Giovanni si iscrisse al gruppo e comincio' a frequentarli. Per lui era molto difficile stare nel gruppo e non bisticciare con gli altri artisti. Infatti, ogni artista la pensava a modo suo, mentre Giovanni ricercava sempre un unica verita' assoluta. Giovanni non accettava che ognuno potesse pensarla a modo suo su questioni importanti come l'amore, la bellezza, la morte. Eppure, nell'arte non esiste un unica verita', anche se e' unica la realta' che l'arte dipinge. Cosi' come la luce bianca che e' una e tuttavia composta da tutti i colori dell'arcobaleno. Dopo molti sforzi e due anni, ascoltando anche a malincuore i consigli di sua moglie, che non ascoltava mai perche' abituato fin da bambino a cavarsela da solo e per cavarsela da solo ad ascoltare solo gli ordini che provenivano da se stesso, comincio' a piacergli lo stare in quel gruppo di artisti. Gli venne poi l'idea di fare la scultura di un extra terreste. Fece un uomo con quattro braccia. Indossava pantaloni e camicia iper-tecnologici. La camicia disponeva di una intelligenza artificiale collegata tramite la pelle direttamente al cervello che gli permetteva quasi di prevedere il futuro con precisione. Il pantalone, era cucito con una bio-nano-tecnologia che modificava costantemente le cellule dei muscoli delle gambe rendendoli muscoli perfetti e instancabili. L'alieno fumava con una mano una pipa, con l'altra teneva in mano un bicchiere di wisky, con l'altra ancora teneva in mano una carta di credito e con la restante si grattava la testa. La scultura piacque al gruppo di artisti e fu esposta nella mostra che stavano preparando per l'estate. La scultura non fu pero' apprezzata dal pubblico. Nessuno capi' cosa voleva dire. Torniamo a Giulio, figlio di Nicoletta e Giovanni. Quando Giulio compi' 13 anni, Giovanni se ne ando', ma lui non si scoraggio'. Giulio aveva imparato da Giovanni molte cose sulla muratura e sapeva usare tutti gli attrezzi: pinze, martelli, giraviti, seghe, trapani, fisher, carrucole e quant'altro. Giulio era anche bravo a scuola. (Quando Giovanni era piccolo le scuole non esistevano, invece, al tempo di Giulio ormai tutti i bambini dovevano e potevano andare a scuola. I bambini di famiglie molto povere pero' non potevano comprare libri e quaderni e dovevano ancora aiutare le loro famiglie lavorando). Nel tempo, in Giulio si fece largo questa convizione: mio padre ha sempre detto che il mondo e' un posto terribile e che devo essere forte come lo e' stato lui. Io sono intelligente e furbetto, applicandomi riusciro' sempre a farla franca nelle difficolta' della vita. A Giulio piacevano le macchine, quando ebbe la maggiore eta', compro' una macchina e ne modifico' il motore in ogni parte. Partecipava a gare di crono scalata e in alcune vinceva. Poi si innamoro' di una ragazza di nobili origini. La ragazza riconobbe che lui era molto intelligente e che forse era davvero innamorato, e quindi cominciarono a frequentarsi. Quando le cose si fecero piu' serie, lui vendette un suo go-kart che si era un tempo costruito con l'aiuto di suo padre e le regalo' una collana. La vita di Giulio trascorse tranquilla. Ebbe due figli, una femmina e un maschio: Laila e Giuseppe. Giuseppe eredito' da Giulio l'amore per la tecnologia e da sua madre l'amore per l'amore. Laila era propensa all'arte e a conoscere e volere bene quasi tutte le persone e quasi tutte le persone erano propense a volerla bene. Un giorno Giuseppe lesse su Internet che ci sarebbe stata nella sua citta' un expo sulla tecnologia e ricordandosi della statua che aveva fatto suo nonno e che ormai giaceva da anni sepolta nel garage dei suoi genitori, impacchettata e impolverata, invoglio' suo padre a presentarla all'expo. Suo padre accetto'. Erano passati 20 anni da quando Giuseppe aveva fatto la statua. Inizialmente, non piacque a nessuno, ma adesso che la coscienza collettiva era progredita, piacque a tutti. I giornali e la televisione e tutti i siti d'arte ne parlarono. Quella statua rappresentava i problemi dell'umanita' calati nel contesto degli alieni. Anche loro, iper-tecnologici si grattavano la testa e non trovando di meglio da fare si dedicavano all'alcol, al fumo e al consumismo. Laila scrisse delle recensioni d'arte sulla statua. Agli editori piacque il suo stile e una eccellente casa editrice l'assunse.